IVAR: com’è nata la storia
Benvenuti in questo primo articolo che racconta i retroscena di IVAR!
Per capire com’è nata la storia di Ivar e di tutti gli altri personaggi, dobbiamo fare un piccolo viaggio nel tempo.
Per la precisione, dobbiamo tornare indietro di una decina d’anni.
All’epoca ero fresca di studi universitari e avevo da poco iniziato a lavorare.
Quello era un periodo in cui, in realtà, non disegnavo molto. Non avevo praticamente tempo da dedicare a quello che era, ed è stato per tantissimo tempo, solo un hobby.
Però la mia mente è sempre stata una specie di fornace dove prendono forma un sacco di storie, a volte senza nessun senso, e l’impulso di creare qualcosa di solo mio era parecchio forte già allora.
Non avevo però nessuna idea concreta su cosa sviluppare.
Sono sempre stata un’appassionata di storia ed è un carattere decisamente ereditario.
Mio padre è stato un docente di italiano, storia e geografia e tuttora mi incanto ad ascoltarlo quando si parla di argomenti di questo genere.
Uno dei miei passatempi preferiti di allora era accendere la TV su History Channel e guardare tutti i documentari che trasmettevano.
Ovviamente alcuni non mi interessavano granché.
Un documentario in particolare però ha attirato la mia attenzione.
La lampadina si accende
Era un video di un’ora in cui si parlava dei metodi di navigazione vichinghi e in particolare delle cosiddette Pietre del Sole.
Ormai è una teoria quasi accreditata, ma già nelle saghe pervenute fino a noi si raccontava di queste pietre incredibili che, nonostante nebbie e piogge, consentivano di individuare la posizione del sole e quindi di navigare senza problemi.
Gli studiosi hanno identificato queste pietre nello Spato d’Islanda, una varietà particolarmente trasparente di calcite, e pare che queste potessero servire a rilevare la polarizzazione della luce solare.
In pratica, erano delle specie di bussole.
Quel documentario mi ha colpita così tanto che ho deciso di approfondire.
Il sasso comincia a rotolare
Ho cominciato a leggere libri sul tema.
Ho scoperto le saghe scandinave e l’Edda Poetica di Snorri Sturluson.
E così è nata una vera e propria passione verso quelle storie e quelle persone vissute ormai mille e passa anni fa, così dure e affascinanti allo stesso tempo!
Nei mesi seguiti a quel documentario visto quasi per caso ho letto talmente tanto sul tema che
alla fine è nata un’idea!
In origine era una storia estremamente breve, poche pagine.
Un bambino vichingo penetrava per sbaglio in una terra incantata e incontrava una Valchiria.
Impietosita dalla disperazione del bambino, che già ne aveva passate tante, la guerriera gli regalava una pietra magica in grado di ricondurlo verso casa.
Gli dava preziosi consigli per affrontare le difficoltà della vita, e poi lo lasciava in balìa del mondo.
Due soli personaggi. Poche righe di testo.
Ho ritrovato di recente gli appunti relativi a questa brevissima storia e quando li ho riletti mi è venuto quasi da ridere per la banalità estrema che al tempo riuscii a tirare fuori.
Eppure da quella storiella sono scaturite un sacco di altre idee, che negli anni si sono sormontate l’una sull’altra stravolgendo completamente l’idea iniziale e facendola praticamente sparire.
La trama, che era in sostanza una fiaba, è diventata una storia drammatica e oscura.
La terra incantata dove il bambino si era perso è diventato un mondo cupo e pericoloso.
Il bambino è diventato un ragazzo.
Attorno a lui sono nati moltissimi personaggi in più.
La pietra è rimasta ma i suoi poteri sono decisamente diversi – e non chiedetemi di più, lo scoprirete leggendo la saga!
Dopo mille rimaneggiamenti, e dopo aver iniziato a disegnare la storia per ben due volte, alla fine sono giunta alla versione definitiva.
Come si suol dire, non c’è due senza tre.
Ed è così che IVAR ha visto la luce.
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