Nonostante siano dei personaggi secondari, Hàvard – il padre di Ivar – e Wigliff – il fratello – sono fondamentali per capire il contesto sociale in cui il protagonista si trova inizialmente a muoversi.
Sono infatti i due lati della stessa medaglia.
Come probabilmente avete già intuito se avete letto gli altri articoli sui retroscena di IVAR, questa storia parla tantissimo di me.
Parla delle mie sensazioni, delle mie paure, delle mie debolezze e – più avanti – dei punti di forza.
Mi sto davvero mettendo a nudo nel raccontarvi queste cose, e quindi non posso non raccontarvi il contesto “sociale” della questione.
É necessaria una piccola premessa
Anche se si tratta di un fantasy, stiamo parlando di una storia ambientata in epoca vichinga.
Chi ha visto qualche documentario o la serie TV “Vikings“, ha già anche solo una vaga idea di cosa sto parlando.
La società vichinga era estremamente dura.
Si sono ritrovati a vivere in una zona della terra meravigliosa dal punto di vista paesaggistico, ma disastrosa dal punto di vista economico.
Era estremamente difficile coltivare, essendo aree montagnose e boscose. Tendenzialmente vivevano di pesca e allevamento.
Per sopperire alle mancanze di risorse della propria terra d’origine, i Vichinghi (che in realtà erano una ristretta cerchia di persone – erano cioè degli individui che occasionalmente si davano al saccheggio) hanno cominciato a navigare verso le coste del nord Europa – e poi verso l’entroterra fino ad arrivare persino in Medio Oriente – con lo scopo di cercare ricchezze da riportare a casa per migliorare le condizioni di vita della loro gente.
Erano decisamente violenti.
Vi faccio un esempio stupido.
Se due famiglie litigavano e “per caso” rimanevano uccise delle persone, la legge consentiva alla famiglia che aveva subìto il torto di ammazzare un’altra persona dell’altra famiglia per pareggiare i conti.
Ovviamente ho fatto una sintesi estrema e assolutamente imprecisa, ma è per farvi capire il contesto storico in cui ho sviluppato la storia.
Hàvard – il padre
Tornando quindi alla nostra storia, Ivar è un ragazzo timido e introverso che si trova a dover vivere in una società dura e violenta.
Per fare un paragone con me, questo nasce dal senso di disagio che provo io verso la routine costante che si ripete sempre uguale, giorno dopo giorno.
Hàvard è lo Jarl del villaggio.
È un guerriero fatto e finito, ormai di una certa età, duro come la vita che ha condotto e assolutamente inflessibile.
Rappresenta quindi quello stile di vita in cui Ivar si ritrova intrappolato e dal quale non vede vie di fuga.
Hàvard non dà nessuna libertà di scelta al figlio minore che vede come una palla al piede e, in qualche modo, come un ostacolo alla sua supremazia.
Con lui non c’è possibilità di dialogo.
Si è sempre fatto così e così si deve continuare a fare.
Negli anni l’aspetto di Hàvard è cambiato abbastanza, ma la sostanza del personaggio è rimasta praticamente sempre la stessa.
Il nome è la forma norvegese moderna del nome norreno Hávarðr, composto dagli elementi há “alto”, e varðr “guardiano”, “difensore”. In questo caso quindi l’ho interpretato come “difensore dello status quo“.
Wigliff – il fratello
Come Hàvard, anche Wigliff rappresenta lo status quo della realtà di Ivar, che viene però vista da un’angolazione un po’ diversa.
Ivar è molto legato al fratello: è la sua roccia, il suo faro, la sua ancora di salvezza.
Wigliff a sua volta è molto protettivo con lui; si prende carico degli errori del fratellino come se fosse un parafulmine e, di fatto, prende decisioni per conto suo dando per scontato che siano quelle giuste.
Nonostante sia assolutamente in buona fede, di fatto Wigliff impedisce a Ivar di prendere decisioni autonomamente e di trovare la sua strada.
Di conseguenza Wigliff è un personaggio ancora più subdolo rispetto ad Hàvard proprio perché maschera la sua cattiva influenza con le buone intenzioni.
Vi stupirà forse sapere che il personaggio si è veramente sviluppato in questo senso solamente nell’ultima versione della storia (che se ancora non hai letto, ti invito a scaricarne il campione gratuito!)
Tralasciando la prima versione, nelle stesure precedenti a questa Wilgliff era una presenza tutto sommato marginale e veniva eliminato subito durante l’attacco di Asbjorn al villaggio.
Il ruolo di mantenimento dello status quo in origine era interamente sulle spalle di Hàvard.
Inizialmente me l’ero immaginato molto più vecchio di Ivar, almeno una decina d’anni di differenza.
Quando è stato il momento di rivedere la trama per l’ultima volta però mi ero resa conto che ad Ivar mancava un vero e proprio impulso al cambiamento.
Ho deciso quindi di approfondire meglio la figura del fratello, rendendolo più giovane e vicino d’età al protagonista.
Per quanto riguarda il nome, Wigliff, o Wiglaf, è un nome germanico che combina le parole “wig” (combattimento, battaglia, guerra, ecc.) e “laf ” (cosa o chi è rimasto). Wiglaf in letteratura è uno dei personaggi principali del Beowulf.
Ho scelto però la versione meno comune del nome – Wigliff – perché compare nel romanzo “Mangiatori di Morti: il manoscritto di Ahmad ibn Fadlan sulle sue esperienze con i Vichinghi nel 922” di Michael Crichton, uno dei miei romanzi preferiti.
Il riflesso nella storia della mia vita reale
Ho ribadito così spesso il concetto di “status quo” perché si tratta di una condizione che mi sono ritrovata a subìre spesso nella mia vita reale.
Trattandosi però di cose molto personali e che riguardano altre persone, non trovo opportuno raccontarvi nel dettaglio questo aspetto.
Penso comunque che quello che ho scritto finora vi possa dare un’idea da dove nascono questi concetti – forse un po’ complessi – su cui è basata la trama di IVAR.
Vi dico solo che alla fine sono arrivata alla consapevolezza che dovevo prendere in mano la mia vita.
Ed è quello che anche Ivar alla fine deve fare.
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