La mia prima rievocazione storica
Come raccontavo in questo articolo, a ottobre 2021 mi sono iscritta a un corso di tiro con l’arco – come se non avessi già abbastanza cose da fare…!
Con mio stupore, ho scoperto di essere piuttosto brava e quindi, alla fine delle lezioni, ho preso la decisione di iscrivermi all’associazione.
Dal momento che il gruppo fa anche rievocazioni storiche, a inizio giugno mi è stata fatta la fatidica domanda:
Che ne dici di partecipare a una serata di rievocazione storica?
Mi viene poi spiegato che non si trattava di una serata “qualsiasi” – sempre che si possa definire così un’occasione del genere.
Si trattava infatti della messa in scena di una battaglia realmente accaduta nel Medioevo.
E quando mai mi ricapita un’occasione del genere?
OVVIO che voglio partecipare!
Così, in barba al caldo allucinante di quel sabato 18 giugno, mi presento grondante di sudore al campo antistante il Castello di San Martino della Vaneza a Cervarese Santa Croce, armata di bottiglie d’acqua, arco e frecce – pur sapendo che le mie frecce sarebbero state inutili.
Eh sì, perché quella sera avremmo usato delle frecce particolari.
Frecce incendiarie.
Per dare fuoco al Castello (per finta ovviamente).
Alle 16 sono iniziate le prove della battaglia e con stupore mi rendo conto che siamo davvero in tanti a partecipare! In tutto, tra soldati, guerrieri, cavalieri (con tanto di cavalli) e noi arcieri, saremo all’incirca un centinaio.
Fatte le prove, mi faccio un giretto con Milva – una compagna d’arceria – tra le varie bancarelle che stanno allestendo le loro mercanzie in attesa del pubblico, che comincerà ad arrivare intorno alle 18.
Tra borselli in cuoio, spade finte ed elmi, gioielli artigianali di vario genere e quant’altro, c’è di che perdersi via.
Mi fa poi ridere da matti che l’unica struttura in legno presente nel campo, che è stata nominata per l’occasione “monastero”, è l’unico punto di tutta la fiera dove si serve alcool a fiumi.
A un tratto vengo richiamata all’ordine: è il momento di vestirsi.
Mi viene dato un abito semplicissimo color panna (con le maniche lunghe! AGH!) e un ulteriore abito da mettere sopra, di color azzurro polvere.
Nadia, una delle signore del gruppo, mi lega poi una sorta di coroncina intrecciata di tessuto tra i capelli.
Una cintura di cuoio con borsello legata in vita; scarpette anch’esse in cuoio fatte a mano, e sono pronta.
Un perfetto abito da paesana medievale.
Beh, non l’avrei mai detto ma mi sento perfettamente a mio agio vestita così!
Nonostante le maniche lunghe, le gonne lunghe e il caldo allucinante, stranamente mi sento fresca!
Rimango poi colpita da un pensiero.
Guardo i miei compagni di quest’avventura serale e vederli prima vestiti normalmente e poi alla moda medievale… ha uno strano effetto su di me.
Voglio dire, stiamo tutti benissimo vestiti così! Siamo perfettamente calati nella parte e in qualche modo hanno tutti acquisito un fascino particolare.
Ecco, mi sembra di aver fatto uno strano viaggio nel tempo.
Fatta la cena comincia a prendermi l’ansia.
Sì perché l’orario dello spettacolo si avvicina e io mi rendo conto di tre cose, che avevo già pensato ma che in quel momento mi paiono decisamente lampanti:
- non ho mai usato delle frecce incendiarie in vita mia;
- e se scavalco le mura del castello e infilzo qualcuno dei commensali che sta consumando la cena nobiliare nella corte interna dell’edificio?
- e se mi brucio la mano che tiene l’arco?
Insomma, purtroppo non mi smentisco mai.
Gli altri del gruppo si rendono conto della mia agitazione e cominciano a prendermi scherzosamente in giro per allentare la tensione che mi attanaglia.
A voce li mando ridendo a quel paese, mentalmente li ringrazio di cuore.
A rilassarmi ulteriormente contribuisce l’arrivo di mio marito, che è venuto a vedere lo spettacolo e si dimostra colpito dal mio vestito.
Ma è quasi il momento di entrare in scena, ed è qui che inizia la parte un po’ strana.
Mi ritrovo improvvisamente in una lunga fila di gente in armatura, guerrieri armati di spadoni, cavalieri con cavalli addobbati da guerra, noi arcieri, picchieri…
Insomma, un piccolo esercito.
E io mi ci trovo in mezzo.
Mi guardo intorno e in un certo senso è come se il tempo rallentasse e mi prende una strana inquietudine mista a eccitazione.
Ci mettiamo in marcia e raggiungiamo il campo di battaglia.
Gli spalti sono gremiti di gente.
Comincia la simulazione della battaglia e per certi versi mi sembra davvero di essere in guerra.
In più occasioni mi rendo conto di avere la pelle d’oca.
Quando poi arriva il nostro turno, a chiusura dello spettacolo, mi accorgo che l’ansia provata fino a poco prima era svanita.
Incocco la mia freccia incendiaria all’arco e le do fuoco nel braciere che arde davanti alla nostra fila.
Le mura del castello sono davanti a noi.
Flavio, il capo della nostra brigata, dà i comandi di mirare… e scoccare!
Che soddisfazione guardare quelle palle di fuoco sfrecciare e schiantarsi contro le mura del castello!
Alla fine abbiamo fatto tre o quattro bordate (ovvero abbiamo tirato tre o quattro frecce) e a quel punto lo spettacolo è finito.
Che serata! Mi sono divertita da morire!
È stata davvero un’esperienza indimenticabile, e spero di rifarne altre in futuro.